1947 - ::: COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO (BO):::

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Cronologia di Casalecchio di Reno – anno 1947

25 aprile – Inaugurazione del Cippo del Cavalcavia 
20 settembre – L’attentato alla Canonica di Ceretolo 


 

25 aprile – Inaugurazione del Cippo del Cavalcavia 
Fin dai primissimi giorni successivi alla Liberazione emerge la volontà di onorare la memoria delle vittime dell’eccidio del Cavalcavia perpetrato dai nazifascisti nell’ottobre del 1944 proprio nella piazzetta nei pressi del cavalcavia ferroviario dove questa si è compiuta. 
Il monumento è realizzato grazie all’intervento del CLN locale che nella seduta del 20 settembre 1946 delibera la costruzione di un cippo commemorativo sul luogo della strage e la delibera riceve l’approvazione unanime della Giunta. A tal fine viene creato un apposito Comitato, che include anche Don Carlo Marzocchi (il parroco di San Martino che diede la prima, provvisoria, sepoltura ai trucidati avvolgendone i corpi nei drappi della Chiesa e depositandoli in buche causate dalle bombe presenti nella stessa piazzetta), con l’intento di raccogliere fondi per l’erezione del monumento tra gli stessi membri del comitato, gli ex partigiani e la cittadinanza. Una volta costruito il cippo grazie alle sovvenzioni pervenute, il Comitato lo dona al Comune e la nuova Giunta, eletta nel marzo 1946 e composta a maggioranza dalla lista PCI-PSI si impegna a garantirne la manutenzione necessaria Ricorrere alle donazioni della popolazione, al di là delle motivazioni economiche date dal difficile momento che sta affrontando l’amministrazione impegnata nella ricostruzione, ha un significato profondo: l’intento di segnare il territorio ponendo una traccia ben visibile che appartiene alla stessa comunità casalecchiese. 
La cerimonia pubblica di inaugurazione del monumento si svolge il 25 aprile 1947, anniversario della Liberazione, alla presenza dei familiari delle vittime e dei testimoni della strage.
Su tre dei quattro lati del cippo, su proposta degli ex-partigiani, si sceglie di collocare dei marmi con i nomi dei tredici trucidati, dei partigiani di Casalecchio e dei partigiani non casalecchiesi uccisi in territorio comunale, e quelli delle vittime civili delle rappresaglie naziste. L’elenco nominale delle vittime della strage, accompagnato dalla dicitura “combattenti per la libertà fucilati in questa piazza dalle S.S. tedesche il 10-10-1944”, riporta i nomi delle vittime note, con l’indicazione della nazionalità, per gli italiani, se possibile, del luogo di nascita, e si completa con gli ignoti per i quali è  indicato il paese d’origine.
Fatta eccezione per la Croce sovrastante il monumento, poi rimossa nel 1954, nel cippo non vi è spazio per il commiato religioso inteso in senso cristiano, ma ci troviamo di fronte a una rappresentazione laica di concetti religiosi quali il martirio e il sacrificio. La lotta di Liberazione è presentata come la realizzazione di una fede laica e lo dimostra la scelta di porre sul quarto lato del cippo una formella con un partigiano armato nell’atto di trasportare in braccio un compagno ucciso e la dicitura “i migliori caddero”.
Da un punto di vista artistico il monumento si presenta, quindi,  sobrio, dalle linee semplici in cui risaltano i nomi dei singoli protagonisti che si fondono nel ricordo comune e contestualmente trasmettono l’idea di una Resistenza condivisa e senza confini, dove i morti italiani e stranieri sono accomunati dagli ideali antifascisti. Questi ultimi avevano visto “resistere” insieme, in forme diverse, donne e uomini e il monumento di Casalecchio, ricordando insieme tutti i combattenti della guerra partigiana, vuole rappresentare la Resistenza come un fenomeno di massa al quale gran parte del paese ha partecipato, lottando contro il nazifascismo per la rinascita dell’Italia. L’unità di intenti tra le diverse componenti politiche del Comitato, alla base del progetto e della realizzazione del cippo, si sgretola nel 1954 quando il Comune, sempre guidato da comunisti e socialisti, decide di sostituire la croce con un tripode, fornendo una motivazione artistica ed estetica piuttosto inconsistente. La sostituzione, l’opposizione del parroco di Casalecchio, che non partecipa alla riunione in cui è presa la decisione, e l’interessamento della prefettura di Bologna contro questa decisione, bene danno conto della polarizzazione politica che ormai caratterizza l’intera realtà italiana. Al discorso unitario che aveva voluto l’antifascismo e la Resistenza come momenti fondativi dell’identità italiana post-bellica, uniti dalla condanna unanime del fascismo, si sostituiscono differenti interpretazioni della storia italiana del biennio 1943-45, favorite dal nuovo scontro mondiale bipolare. Nella guerra fredda che si combatte a livello mondiale, l’opposizione tra comunisti e democristiani all’interno del contesto italiano, e soprattutto nella regione considerata il baluardo del Partito comunista, trova in un singolo monumento la sua metafora: il mito della lotta di liberazione e dell’antifascismo si divide sulla rappresentazione della Resistenza. Soprattutto a partire dal decennale della Liberazione alle manifestazioni per la strage del Cavalcavia sono presenti le istituzioni, rappresentanti politici non solo locali e le delegazioni sovietiche e costaricane, spesso con rappresentanti diplomatici. 
La memoria della strage vive ancora oggi grazie al monumento e alle diverse celebrazioni susseguitesi di anno in anno che riuniscono attorno al cippo cittadinanza, istituzioni scolastiche ed associazioni. Ad oltre 60 anni dai tragici fatti del cavalcavia i familiari delle vittime e molti cittadini di Casalecchio, dopo il ritrovamento del fascicolo di Casalecchio nel noto “armadio della vergogna”, si sono ritrovati per chiedere giustizia per quanto accaduto il 10 ottobre 1944. Anche se non con i risultati sperati, il processo celebrato a Verona e poi a Roma ha riportato al centro del dibattito il tema della trasmissione della memoria. La sfida per il futuro, a Casalecchio come in altre realtà, è quella di continuare ad attualizzare la memoria attraverso mezzi divulgativi moderni e di riuscire ad integrare nel discorso pubblico le nuove forme di cittadinanza e le aspirazioni di una società in costante mutamento. 

Bibliografia ed approfondimenti
Antifascismo e resistenza a Casalecchio di Reno : documenti e testimonianze / a cura di! Graziano Zappi 'Mirco' Bologna : Libreria Beriozka!, 1988
L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003
L'autunno nella Resistenza : 10 ottobre 1944, Casalecchio di Reno : la strage, il processo, la memoria / Simona, Salustri, Bologna : Il mulino, 2011
I casalecchiesi raccontano : testimonianze dell'altro secolo / [raccolte da Graziano Zappi ; con l'ausilio di Carlo Venturi!, [Bologna! : Aspasia, 2003
Celebrazione dell'eccidio del cavalcavia :1974 : 30° della resistenza, Bologna : s.n., 1974
Ricordi di cittadini di Casalecchio di Reno quell'ottobre 1944, quei giorni neri e pieni di paura, Casalecchio di Reno : Comune di Casalecchio di Reno, 1981, 
Ricostruire Casalecchio, 1945-1948 / Cinzia Venturoli, San Giovanni in Persiceto : Aspasia, [1999]

Internet
http://storiaefuturo.eu/il-tripode-e-la-croce-metafora-delle-trasformazioni-di-una-rappresentazione-collettiva/


Cerimonia per anniversario dell’eccidio o XXV Aprile presso il Cippo del Cavalcavia ancora sormontato dalla Croce (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese)


Il Cippo del Cavalcavia negli anni ’70, sormontato dal tripode che ha sostituito la Croce (Celebrazione dell’eccidio del Cavalcavia, 1974, op.cit in bibliografia)

 


20 settembre – L’attentato alla Canonica di Ceretolo 
Il 20 Settembre 1947 è la vigilia di un importante convegno a Bologna della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Si prevede la partecipazione  di oltre centomila giovani per le celebrazioni al fondatore  Giovanni Acquaderni (1839-1922) e per l'apertura dell'80° anno di vita della G.I.A.C. e folti gruppi di convegnisti sono giunti in anticipo da varie regioni e si sono già sistemati nei luoghi di raccolta per trascorrervi la notte, in attesa del grande giorno. 
Da diversi mesi i giovani delle locali Associazioni cattoliche sono mobilitati per la preparazione del convegno, ma il clima rispecchia le tensioni nazionali emerse a guerra appena conclusa e sviluppatisi, specialmente nel nord Italia ed in Emilia Romagna in particolare, in un crescendo di conflittualità e contrasti sociali e politici tra amministrazioni e basi “rosse” e cattolici impegnati che si affacciano alla vita politica cittadina.                                              
La sera del 20 settembre nella canonica di Ceretolo, in una stanza al pian terreno, il Parroco Don Guerrino Ghelfi e due ragazzi sono intenti agli ultimi preparativi per la partecipazione della loro Associazione al Convegno. Don Guerrino Ghelfi anima quel piccolo raduno coi suoi consigli, il tredicenne Cesarino Degli Esposti, volontario dell'associazione, è intento a completare alcuni cartelli e l'esploratore scout Roberto Fornasari, di anni quattordici, sta predisponendo alcuni scritti. All’improvviso una forte deflagrazione, avvertita fin nei paesi vicini e nei quartieri occidentali di Bologna, abbatte il muro, distrugge il mobilio e colpisce gli occupanti della stanza: Cesarino rimane colpito mortalmente, a Don Guerrino alcune schegge procurano ferite per le quali perderà l’uso di un braccio, mentre Roberto subisce ferite più lievi e uscirà dall’ospedale guarito in una decina di giorni.
Le indagini appurano che l’esplosione è stata causata da un bidone di latta pieno di esplosivo, innescato con una miccia, ordigno artigianale, ma costruito da mano esperta e con intenzioni realmente letali e non solo intimidatorie.
All’inizio le indagini non si indirizzano su una pista politica in considerazione del fatto che Don Guerrino è benvoluto da tutti in paese e non è impegnato politicamente. Tuttavia gli scarsi risultati spostano le attenzioni e i sospetti dei Carabinieri verso la pista dell’odio politico di matrice comunista, in particolare verso alcuni comunisti di Ceretolo già noti alle forze dell’ordine e che, come risulta dai verbali, nei comizi si erano spesso scagliati contro “preti, carabinieri e polizia alimentando un clima di odio e animosità, fanatici propagandisti, pericolosi per l’ordinamento democratico”. Nel corso dei mesi successivi vengono arrestate nove persone, dapprima recluse per circa 18 mesi nel carcere bolognese di S.Giovanni in Monte e per i 10 mesi successivi a Brescia dove, dal 14 maggio 1951, si svolge il processo.                                                                                                        
L’attentato e gli eventi successivi hanno naturalmente una grandissima eco mediatica, in particolare sulla carta stampata, oltre che per la tragicità dell’avvenimento anche per la presenza di un accusato, Angelo Piazzi (partigiano e militante antifascista, segretario del CLN e figura di spicco del Partito Comunista in Emilia) che riveste importanti ruoli pubblici. L’intero processo non si consuma quindi semplicemente nelle aule del tribunale, ma diventa un’arma politica brandita dai vari partiti italiani per mettere in difficoltà lo schieramento ideologicamente avverso e lo scontro tra accusa e difesa si sposta sul piano politico e sociale, acuendo una  profonda spaccatura nell’opinione pubblica. Rotta l’unità antifascista che ha guidato il paese dai primissimi momenti della Liberazione, si va delineando e consolidando il centrismo sotto la guida di De Gasperi. In questo nuovo assetto, che ha sullo sfondo la guerra fredda, il pericolo che più viene sottolineato e paventato è la presa del potere da parte dei comunisti ed il rischio di una rivoluzione antidemocratica; secondo molti storici è proprio questo contesto politico che inasprisce le azioni giudiziarie contro ex  partigiani comunisti ed il clima di sospetto che vi è verso quella parte della popolazione che professa idee di sinistra, comunisti, ma anche socialisti. Per tutto il periodo del processo vi è una forte mobilitazione a favore degli imputati da parte dei militanti delle sezioni del Partito Comunista di Casalecchio e di Bologna.                                                                                                        
Nel giugno 1951 la sentenza del Tribunale di Brescia è di assoluzione per tutti gli imputati per “concorso in strage aggravata e di detenzione abusiva di un congegno micidiale per insufficienza di prove”. Il rientro delle persone coinvolte, dopo un mese di processo e 30 mesi di detenzione, non segna la fine di quelle vicende, perché in paese si continuò a parlare per molto tempo di quel tragico avvenimento, con opinioni contrapposte ed allargando sovente i ragionamenti a livello di politica generale.       
Di quei drammatici giorni deve comunque rimanere vivo il giudizio indiscutibilmente negativo sul vile attentato costato la vita a Cesarino Degli Esposti; al di là dell'assoluzione per insufficienza di prove, restano fondati i sospetti sulla matrice dell'attentato, i cui mandanti ed esecutori non verranno mai individuati anche a causa del clima d’omertà di quegli anni.                                                                                                              
Per ricordare Cesare Degli Esposti è stata posta una targa presso la Chiesa dei SS. Antonio ed Andrea di Ceretolo ed ogni anno una cerimonia ne perpetua la memoria. 

Bibliografia ed approfondimenti
1512-2012 : I  500 anni della Chiesa dei Santi Antonio e Andrea di Ceretolo / di Don Luigi Garagnani ; con la collaborazione di Maria Luisa Pericolini e Lucia Castellini, Bologna : Tipografia Masi [stampa], 2012
L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003
Piccolo Martire : Cesarino degli Esposti, aspirante / Luciano Bergonzoni, Bologna : Ed. A. B. E. S., 1948
Ricostruire Casalecchio, 1945-1948 / Cinzia Venturoli, San Giovanni in Persiceto : Aspasia, [1999]
Storia della CISL di Bologna : dalla fondazione ai primi anni Sessanta / Alessandro Alberani, Davide Fioretto, Roma : Lavoro, 2010
Tommasina Giuliani: le ragioni di una scelta : la vita e l'impegno politico della prima amministratrice donna di Casalecchio di Reno / Cinzia Venturoli, [Casalecchio di Reno : Comune : A.N.P.I., 2009?]     

Internet
http://www.bibliotecapersicetana.it/

 


La targa dedicata a Cesarino Degli Esposti presso la Chiesa dei SS. Antonio ed Andrea a Ceretolo (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese)

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