La memoria dell'Eccidio - ::: COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO (BO):::

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La memoria


“Giunti alla Piazzetta della Vittoria gli uomini furono fatti sostare e sotto la vigilanza dei due militari tedeschi furono parzialmente spogliati: furono legati alle mani dietro al dorso e con un filo di ferro furono legati per il collo chi ad un albero chi al cancello del n.° 19 di Via Verdi […]Vidi  i tre sgherri fermi ad ammirare 13 cadaveri insanguinati che si erano accasciati al suolo, sospesi per il collo con un filo di ferro”.
Questa l’immagine dei 13 del Cavalcavia descritta dall’allora testimone Ludovisi. Le foto che scattò Pasquini sono rimaste un esempio delle barbarie naziste, uscendo  anche dai confini di Casalecchio di Reno. Sull’immagine individuale dei parenti delle vittime si è aggiunto nel tempo quella collettiva dovuta alle cerimonie e alle pubblicazione sul tragico evento. Per lungo tempo si era pensato a  Walter Reder quale responsabile della strage, data la contiguità con quella di Monte Sole. Reder fu infatti uno dei pochi nazisti che scontò una pena per la loro condotta bellica contro i civili. Fino al recente processo di Verona non si sono conosciuti gli uomini che erano colpevoli a tutti gli effetti ma ciò non ha impedito di celebrare la memoria dei fatti del Cavalcavia. Fu infatti eretto un cippo nella piazzetta all’inizio di via dei Martiri. Fu così inaugurato il monumento il 25 aprile 1947 con una cerimonia pubblica alla presenza dei famigliari delle vittime e dei testimoni della strage. Furono ricordati sia i partigiani che i civili, sotto ancora la spinta dello spirito del CNL. Il progetto generale del cippo fu quello dell’ingegner Ceroni. Nel dirci il come, il dove e il quando, oltre i nomi delle vittime, l’opera è alquanto sobria. Nella lapide, tra i nomi delle vittime, appare quello di Carlos Luis Collado Martinez, il medico costaricano unitosi alle 63^ e catturato con i suoi compagni. Anche all’Università di Bologna Collado Martinez è ricordato all’interno della Clinica di Anatomia Patologica che lo ha insignito della medaglia al merito al pari dei suoi colleghi e degli studenti partigiani morti nel periodo 1943 – 1945. Comunque Collado Martinez è a tutti gli effetti divenuto parte della storia di Casalecchio e della Resistenza italiana e vanto per i cittadini costaricani  che vivono in Italia. I famigliari di Collado hanno più volte rivendicato che la sua scelta non fu dovuta ad una adesione in un partito ma dalla spinta della sua fede religiosa. Dopo il 1948 il monumento divenne il fulcro delle celebrazioni annuali della strage. Dal 1955 in poi furono invitati agli anniversari, oltre ai parenti personalità pubbliche e religiose, rappresentati della Provincia e del Comune e quelli di Urss e Costa Rica. Vi furono diatribe fra i rappresentanti del Costa Rica e quelli casalecchiesi e il comune ebbe presente alle celebrazioni il rappresentante consolare costaricano solo in occasione delle cerimonie degli anni ’90, con in carica il sindaco Ghino Collina, anche in considerazione che caduto il muro di Berlino molte antiche distanze politiche non avevano più ragion d’essere.
Il ritrovamento del fascicolo sulla strage di Casalecchio negli “Armadi della Vergogna” ha riaperto antiche ferite sul fatto che le vittime non avevano mai avuto giustizia non essendo stati identificati i colpevoli della  strage.
Il processo pur celebrato a così tanta distanza di fatti del Cavalcavia fece riaffiorare il dolore dei parenti delle vittime e il Comune si costituì come parte civile. Da allora la cerimonia annuale dell’anniversario, anche sotto la Giunta di Simone Gamberini, ha individuato un unico filo conduttore fra il 10 ottobre ed il 25 aprile, passando attraverso il Giorno della Memoria. Grazie anche alla collaborazione all’ANPI la memoria collettiva della città di Casalecchio si è rafforzata anche in considerazione  del fatto che la popolazione casalecchiese ha potuto seguire quasi in diretta la fasi e le conclusioni del processo di Verona

 

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