1937 - ::: COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO (BO):::

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Cronologia di Casalecchio di Reno – anno 1937


Apre il Ristorante Biagi
5-6-7 marzo – Viene consacrata la nuova Chiesa Arcipretale di San Martino i cui lavori erano iniziati, con la posa della prima pietra, nel 1926
All'Argenteria Comm. Clementi subentra Giovanni Mantel



Apre il Ristorante Biagi

Con l’inaugurazione del Cavalcavia il 28 ottobre 1933 e la costruzione della variante della strada Porrettana, raccordata alla strada Bazzanese con una rotatoria allo sbocco del cavalcavia ed il proseguimento della stessa  in direzione Sasso Marconi attraverso la zona agricola del Calzavecchio, si realizza una sorta di circonvallazione del paese eliminando molto del traffico passante per la “vecchia” via Porrettana, l’attuale via Marconi, e lo spostamento dello stesso sulla nuova arteria stradale. La nuova rotatoria diventa un punto di passaggio obbligato e la ben nota imprenditorialità casalecchiese non può lasciarsi sfuggire una così “ghiotta” occasione. Nei pressi della rotatoria sorge ben presto uno stabile con annessi l’Autostazione Sant’Antonio ed un piccolo bar con cucina gestiti dal sig.Passerini, ma è con Adelmo Biagi che quest’ultima attività si sviluppa e si consolida come Ristorante Biagi ed entra nella storia enogastronomica di Casalecchio.
Adelmo Biagi nasce nel 1898, partecipa alla Prima Guerra Mondiale meritandosi il diploma di Cavaliere di Vittorio Veneto poi, rientrato a Casalecchio, partecipa come carpentiere alla costruzione del Cavalcavia e proprio in quei mesi comincia a valutare l’ipotesi di cambiare mestiere  e vita sfruttando la nuova opportunità. Appena se ne presenta l’occasione Adelmo prende in gestione il bar e diventa ristoratore insieme alla moglie Maria che, da operaia delle Officine Maccaferri, mette a frutto le conoscenze da brava massaia e si trasforma in capocuoca. Anche i giovani figli Ivano e Iride vengono coinvolti nella gestione del ristorante. Il ristorante acquisisce ben presto una certa popolarità per la tipica cucina tradizionale bolognese, molto apprezzata dai “cittadini” frequentatori del Lido e delle colline circostanti. Il locale rimane aperto quasi ininterrottamente per oltre sessant’anni, ad eccezione del primi mesi del 1945, quando Casalecchio subisce i bombardamenti preliminari all’arrivo dell’esercito alleato nell’aprile dello stesso anno. La buona cucina bolognese di Biagi è dimostrata anche dall’alternarsi ai tavoli del ristorante dapprima degli ufficiali tedeschi e poi di quelli inglesi ed americani in una insospettabile affinità di preferenze e di gusti. Nel dopoguerra, al ritiro del padre, Ivano prende le redini del ristorante e lo fa crescere in notorietà e fama, sempre all’insegna dell’ottima cucina: il locale è frequentato assiduamente da campioni dello sport (Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Manuel Fangio e Zeno Colò…) e da personaggi dello spettacolo, dell’arte e della politica (Federico Fellini e Giulietta Masina, Dario Fo e Franca Rame, Pio Manzù e Luciano Minguzzi, Gianni Brera ed Ezio Zermiani ed ancora Federico Zeri, Luciano Tajoli, Narciso Parigi, Vasco Rossi, Riccardo Cocciante, Gianni Morandi, Renzo Arbore, Vittorio Gassman, Roberto Benigni, Osvaldo Bevilacqua, Gad Lerner, Achille Occhetto, Nicola Mancino…).                        
Il piatto più noto del ristorante è certamente il tortellino, quello tipico bolognese, minuscolo, rigorosamente in brodo, famoso il tutto il mondo, che l’arguzia cittadina mette in contrapposizione col “paffuto” tortellino dei Pedretti. Una rivalità, fondamentalmente, mai esistita  in quanto le famiglie sono da sempre strette da profonda amicizia e da reciproco rispetto per il lavoro, la professionalità e l’impegno altrui. Il Cavalcavia, anziché dividere, diventa l’ideale collegamento fra i due più rinomati ristoranti casalecchiesi, almeno fino al 1999 quando il Ristorante Biagi si trasferisce a Bologna, prima in via della Grada poi in via Saragozza, mantenendo inalterata la tradizione culinaria e la cordiale accoglienza. A ricordo della storica famiglia di ristoratori il Comune di Casalecchio decide di intitolare “Rotonda Biagi” la rotatoria all’estremità del Cavalcavia, per tanti anni comunemente identificata con il vicino e famoso locale; meritato riconoscimento per il ruolo avuto dalla famiglia Biagi nell’economia e nel prestigio cittadini.   

Bibliografia ed approfondimenti

Casalecchio di Reno. Una città, la sua storia, la sua anima, a cura di Pier Luigi Chierici, Marco e Angelo Stadiotti, Carnate, Telesio, 2003

Cibò. Un viaggio nella gastronomia, nella storia e nella cultura del cibo a Bologna e dintorni, condito di aneddoti, personaggi famosi, leggende, curiosità e ricette / Gabriele Cremonini, Bologna, Pendragon, 2007

Gente di Casalecchio / Carlo Venturi, Bologna : Compositori, c2004

Lunario casalecchiese anno 2009; 1995-. - [S. l. : s. n., 1995]- (Crespellano : Delta grafiche [poi] Savignano sul Panaro : Tipolitografia  

Saluti da Casalecchio di Reno : fatti, luoghi e personaggi del suo passato / Vincenzo Paioli Bologna : Ponte nuovo, stampa 1996

Internet

http://www.ristorantebiagi.it

https://www.ristorantebiagi1937.com

https://genusbononiaeblog.it/bologna-patria-buona-cucina-dalla-settimana-cucina-fico/

Ristorante Biagi
Il ristorante Biagi in una cartolina degli anni ’50 (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese)

Ivano Biagi
Ivano Biagi e le cuoche “chiudono” i famosi tortellini (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese) 



5-6-7 marzo - Viene consacrata la nuova Chiesa Arcipretale di San Martino i cui lavori erano iniziati, con la posa della prima pietra, nel 1926

All‘inizio del 1937 giungono a conclusione i lunghi lavori per il rifacimento della Chiesa di San Martino, fortemente voluti da Don Ercolani ed iniziati nel 1926. Il problema della ristrutturazione della Chiesa era già stato affrontato, ma senza significativi risultati, anche dai due Rettori precedenti a Don Ercolani. La necessità dei lavori nasce dall’insufficiente capienza della Chiesa a fronte dell’aumento dei parrocchiani, ma anche per dare una maggiore “apertura” alla facciata  e creare un ampio sagrato, fino a quel momento praticamente inesistente. I lavori precedenti, avvenuti negli ultimi decenni dell’800, hanno unito la chiesa alla Canonica, posta proprio davanti, a forma di L e che prosegue abbracciando buona parte del fianco sinistro della chiesa stessa. Questa saldatura permette di inglobare nel volume della chiesa il corpo di fabbrica a due piani esistente fra la  Canonica e l’ingresso vero e proprio della chiesa: questo singolare edificio, al quale si accede da via dei Bregoli, è costituito al piano terra da un’unica stanza piuttosto profonda, un atrio, insolitamente ampio per una chiesa cittadina, che conduce all’ingresso, mentre al piano superiore vi è l’oratorio. Fino al 1879 l’ingresso principale alla chiesa è dall’atrio suddetto poi, quando la chiesa viene saldata alla Canonica, diviene dalla porta laterale aperta sotto un portico a tre arcate, sempre su via dei Bregoli, oggi questo portico non esiste più, è stato tamponato ed ora ospita la Cappella di San Giovanni Bosco.

Negli anni ’20 Don Ercolani valuta non più procrastinabile la ristrutturazione della chiesa, ormai inadatta alle nuove esigenze di capienza e visibilità che il titolo di Arcipretale le impone.
L’attuale sistemazione San Martino la deve al celebre architetto bolognese Edoardo Collamarini (1863-1928), il quale presta la sua opera gratuitamente con un attento mantenimento di tutte le strutture che si possono riutilizzare, fondazioni comprese, e di tutte le opere d’arte in essa contenute. Purtroppo, dopo soli due anni dall’inizio dei lavori, Collamarini muore e l’opera è proseguita dall’architetto Luigi Saccenti, suo allievo, coadiuvato dall’ing.Giulio Andina. Per l’avvio dei lavori Don Ercolani promuove una sottoscrizione volontaria fra i parrocchiani che raccoglie 400.000 Lire, somma notevole per i tempi. Essendo stabilito che la manodopera debba essere scelta fra i parrocchiani, l’esecuzione dei lavori è affidata a Celso Lelli il quale, oltre a chiedere una percentuale molto bassa, si impegna a costruire a sue spese una cappella a Tripoli ed a concederla in uso alla Parrocchia per la Messa domenicale.
La posa della prima pietra è datata 15 marzo 1926. La nuova costruzione si ispira all’architettura secentesca, la navata centrale è prolungata e l’ingresso principale spostato, come da canoni tradizionali, dal sentiero dei Bregoli alla facciata centrale, la quale, spostato l’ostacolo alla vista costituito dalla Canonica, può finalmente guardare all’orizzonte, alla vallata del Reno, vedere il paese nella sua ampiezza ed accogliere i parrocchiani da un bel cancello che apre al sagrato, ampio e leggermente in discesa. L’abside non viene spostata e nemmeno le cappelle, mentre la cupola che si eleva sulla Chiesa mostra dall’alto una pianta ottagonale così come la sovrastante lanterna finestrata. Compiuta ed arredata totalmente con l’erezione dell’Altar Maggiore, finalmente nella mattina del 7 marzo 1937, a conclusione di tre giorni di festa (5 marzo consacrazione Altari Minori e 6 marzo consacrazione Altare Maggiore), viene consacrata la nuova Chiesa con la Santa Messa celebrata dal Card. G.B. Nasalli Rocca. Nel pomeriggio si svolge per le vie del paese una processione con l’immagine del Patrono San Martino. Don Ercolani vede finalmente realizzato il suo sogno, con orgoglio ammira la nuova Chiesa di San Martino ed alla sua morte, avvenuta nel 1940, per interessamento del successore Don Carlo Marzocchi, verrà seppellito nella “sua” Chiesa in segno di gratitudine e stima da parte dell’intera comunità. Durante la seconda guerra mondiale la chiesa subisce i bombardamenti alleati che le arrecano diversi danni, riparati tra il 1945 ed il 1946. 

Bibliografia ed approfondimenti

Casalecchio di Reno. Una città, la sua storia, la sua anima, a cura di Pier Luigi Chierici, Marco e Angelo Stadiotti, Carnate, Telesio, 2003

La chiesa parrocchiale di S. Martino in Casalecchio di Reno / Pier Luigi Chierici, Casalecchio di Reno : Copisteria punto Service [stampa], [2014]

La Chiesa di San Martino a Casalecchio di Reno : guida alle opere / Chiara Albonico, Bologna : Stampa Arti grafiche Cooperazione, , stampa 2016

Gente di Casalecchio / Carlo Venturi, Bologna : Compositori, c2004

Lunario casalecchiese anni 2005 e 2020; 1995-. - [S. l. : s. n., 1995]- (Crespellano : Delta grafiche [poi] Savignano sul Panaro : Tipolitografia  

Saluti da Casalecchio di Reno : fatti, luoghi e personaggi del suo passato / Vincenzo Paioli Bologna : Ponte nuovo, stampa 1996

Internet

https://parrocchiasanmartinocasalecchio.com/   

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=64771

 

Chiesa di S. Martino inizio '900
La Chiesa parrocchiale di San Martino all’inizio del ‘900 (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese) 

Chiesa S.Martino al 7° anno dopo l'inizio della costruzione
La Chiesa Arcipretale di San Martino in costruzione, anno 7° dall’inizio dei lavori (Collezione M.Neri) 

Chiesa S. Martino a lavori conclusi
La Chiesa Parrocchiale di San Martino, all’inizio degli anni ’40 a lavori ormai conclusi (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese) 



All'Argenteria Comm. Clementi subentra Giovanni Mantel

Tra il 1934 ed il 1935 il Commendator Clementi si ritira dalla gestione dell’azienda per motivi di salute ed alla sua morte, avvenuta nel 1937, la sua quota è rilevata da Hans Mantel che gode della piena fiducia da parte della direzione tedesca e che dal quel momento si ritrova praticamente solo al vertice direttivo della fabbrica.
Hans Mantel nasce ad Amburgo, in Germania, il 27 settembre 1891, ma ben presto si trasferisce a Brema dove, al termine degli studi, inizia un tirocinio in un ruolo dirigenziale nella fabbrica di argenteria di proprietà della famiglia Wilkens. La dedizione e le capacità di Hans sono molto apprezzate dalla proprietà che nel 1913 lo trasferisce a Casalecchio per gestire, insieme ad altri dirigenti, lo stabilimento della Fabbrica Argenteria Felsinea aperto l’anno precedente. In occasione del primo conflitto mondiale viene richiamato in patria ed inviato sul fronte francese. Trascorso un periodo di convalescenza a causa di una ferita, viene inviato in un campo di reclusione per prigionieri italiani in Germania nel quale si merita il rispetto dei prigionieri per la sua umanità e generosità così come gli inevitabili rimproveri da parte dei superiori. Conclusa la guerra rientra a Casalecchio e riprende il suo posto nella gestione della Felsinea, nel frattempo passata in proprietà al Comm.Clementi ed alla morte di questi, il 25 marzo 1937 viene presentata denuncia di fondazione di una nuova società in nome collettivo i cui soci risultano Martin H.Wilkens e Giovanni Mantel che nel frattempo ha assunto nazionalità italiana. La nuova società assume il nome di Fabbrica Argenteria Clementi di Giovanni Mantel & C. Durante la Seconda Guerra mondiale la fabbrica è coinvolta dai bombardamenti fin dal 16 giugno 1944, primo bombardamento subito da Casalecchio, e poi da quello devastante dell’11 ottobre che la distrugge completamente. Poi la guerra, finalmente, finisce e la forza d’animo e lo spirito combattivo di Giovanni Mantel portano alla ripresa della produzione in capannoni provvisori, mentre si procede alla ricostruzione dello stabilimento che riapre nel settembre del 1949. Sono mesi di enormi fatiche e sacrifici, ma anche pieni di speranza e di voglia di ricominciare nel più breve tempo possibile. Il 25 giugno 1948 Mantel rileva le quote di Wilkens e diviene unico proprietario. Gli anni cinquanta sono un periodo di grandi successi e soddisfazioni, vengono aperti nuovi depositi e si intensificano anche i rapporti commerciali con l’estero grazie ad una affidabile rete di agenti. In un periodo di forti contrasti nei rapporti tra proprietà e maestranze l’argenteria di Casalecchio si distingue per un clima generalmente sereno e gratificante per i dipendenti grazie all’alta professionalità con riconoscimento delle competenze e a misure a favore dei lavoratori, come la mensa e l’asilo aziendali, promosse da Mantel  prima che in ogni altra ditta casalecchiese. Purtroppo il 10 marzo 1964 viene a mancare Giovanni Mantel, da poco nominato Commendatore, e grande è la commozione non solo tra i dipendenti, ma nell’intera cittadinanza di Casalecchio dove Mantel da molto tempo è amato e rispettato. Negli anni successivi la proprietà prosegue nel solco della continuità familiare, ma anche attraversando le crisi del settore, fino alla vendita nel 1987 alla famiglia Buccellati. Nel 2013, in occasione del centenario dell’azienda, viene scoperta una targa per ricordare Giovanni Mantel e nell’occasione i “suoi” operai hanno voluto dedicargli un riconoscente pensiero: “A Giovanni Mantel, imprenditore, che alla guida dell’argenteria Clementi dal 1913 al 1964, prima da dirigente e poi da proprietario, assicurò prosperità e lavoro alla sua azienda, ai casalecchiesi e ai non casalecchiesi”                                                                        

Bibliografia ed approfondimenti:

L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003

La Camera di commercio di Bologna e il registro delle ditte / [a cura di Donatella Sabbadini e Livia Ferlini] Bologna : Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Bologna, 2009

Casalecchio di Reno. Una città, la sua storia, la sua anima, a cura di Pier Luigi Chierici, Marco e Angelo Stadiotti, Carnate, Telesio, 2003

Casalecchio di Reno, una citta alla periferia di Bologna / Athos Vianelli, in La mercanzia : pubblicazione mensile della Camera di Commercio industria e Agricoltura di Bologna , mag 1970

Una vita a Casalecchio : 1909-2009 / Alberto Cavalieri, Luciana Rubini [Italia] : [S.n.], stampa2009

Wilkens, Clementi, Mantel, Buccellati : Cent'anni di argenteria a Casalecchio di Reno / Barbara Rambaldi [Casalecchio di Reno] : Pro Loco Casalecchio Insieme-Casalecchio Meridiana, [dopo il 2012]

Argenteria Mantel subito dopo la guerra
L’argenteria ricostruita dopo la guerra (Archivio fotogr. Biblioteca C.Pavese)

Giovanni Mantel e la segretaria Cuppini
Giovanni Mantel e la segretaria sig.ina Jole Cuppini nell’ufficio della Direzione dell’argenteria (Archivio fotog.Bibl.C.Pavese) 

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