1929 - ::: COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO (BO):::

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Cronologia di Casalecchio di Reno – anno 1929


10/14 febbraio – "L’an d'la neiv", la grande nevicata del 1929
10 aprile / 11 maggio – Terremoto nel bolognese, molti danni, ma nessuna vittima
30 “pivén” per il Canapificio Melloni


10/14 febbraio - "L’an d'la neiv", la grande nevicata del 1929

Se nel ricordo di molti è ben presente la nevicata del 2012, che in un sol giorno ricopre Bologna ed il circondario sotto ben 45 cm di neve, ed un buon numero di persone possono ancora raccontare l’altrettanto celebre nevicata del 1956, che interessa quasi tutto il mese di febbraio e deposita al suolo a più riprese 63 cm di neve, nel bolognese, e non solo, la parola “nevicata” si associa inevitabilmente all’anno 1929, talmente copiosa da andare aldilà del ricordo dei presenti per entrare direttamente e per sempre nella cronaca cittadina.

Nel mese di febbraio un'ondata eccezionale di freddo investe buona parte dell'Europa e dell'Italia, coprendola di neve e gelo con un'intensità tale da essere definita la "nevicata del secolo": essa costituisce infatti l'evento nevoso più marcato e pesante di quei tempi. L'ondata di gelo comincia a manifestarsi negli ultimi giorni del 1928 quando le temperature cominciano a farsi sempre più rigide in tutta Europa. Il gelo, originato dalla formazione di un nucleo di aria fredda formatosi nell’est Europa e decorrente verso ovest, si protrae per tutto il mese di gennaio e ha il proprio picco nella prima metà di febbraio, quando la temperatura raggiunge in città i 15° sottozero, mentre sfiora i 20° nella vicina Anzola Emilia.

Anche a Casalecchio si registrano gli stessi grandi disagi della vicina Bologna, a causa dall’abbondante nevicata che tra il 10 ed 14 febbraio si abbatte ininterrottamente sulla nostra zona. Diversi tetti crollano ed il paese rimane immobilizzato per giorni, le scuole vengono chiuse ed in mancanza di carbone per il riscaldamento è distribuito quello delle ferrovie, nelle  poche case provviste di acqua corrente essa gela nelle tubature fino a farle scoppiare. Si fermano a lungo anche i treni e i tram e molti negozi devono chiudere per l’impossibilità di approvvigionamenti. Quando la nevicata si attenua decine di spalatori comunali e volonterosi cittadini si adoperano per realizzare improvvisate “trincee” per il passaggio dei pedoni e la carreggiata coi binari del tram è liberata spalando la neve dal lato delle case ed accumulandola dall’altro, al centro della strada, così che nella parte più alta raggiunge il livello del primo piano delle abitazioni. In alcune zone i mucchi di neve accumulata sono talmente grandi e compatti che giungono poi fino all’estate.

Bibliografia ed approfondimenti

Bologna ieri, oggi, domani : attualità, storia, arte, costume, misteri e personaggi della città più suggestiva d'Italia, A. 1, n. 1 (feb. 1992)-. - Roma : Newton periodici, [1992]

Gente di Casalecchio / Carlo Venturi Bologna : Compositori, c2004

I grandi inverni dal 1880 in Romagna e province di Bologna e Ferrara / Pierluigi Randi, Roberto Ghiselli, Lugo : An Walberti 1795, [2013?]

Lunario casalecchiese anno 2018; 1995-. - [S. l. : s. n., 1995]- (Crespellano : Delta grafiche [poi] Savignano sul Panaro : Tipolitografia  

Internet

http://www.arcibalbo-santarcangelo.it/inverno29_1.htm
http://www.marcopoli.it/dblog/articolo.asp?articolo=138
 

La grande nevicata del 1929  
Via Porrettana, nella parte terminale del ponte e sulla destra l’inizio di via IV Novembre, durante la nevicata (Archivio fotogr.Biblioteca C.Pavese – Fondo Bendetti Solieri)

Via Porrettana dopo la nevicata del 1929
Via Porrettana, al termine della nevicata si provvede a liberare la sede tramviaria (Archivio fotogr.Biblioteca C.Pavese – Fondo Bendetti Solieri)
 


10 aprile / 11 maggio – Terremoto nel bolognese, molti danni, ma nessuna vittima.

Il terremoto di Bologna del 1929 consiste in uno sciame sismico, composto da circa 100 scosse, che ha come epicentro l’area della città e della provincia fra l’aprile e l’ottobre. La prima scossa è registrata il 10 aprile e provoca danni ad edifici di Bologna e dei Comuni a sud-est della città (Castenaso, Ozzano dell’Emilia, Castel San Pietro, Monterenzio e Pianoro). Seguono altre scosse significative il 19 aprile, il 20 aprile, che è anche la più forte raggiungendo il quinto grado Richter e causa crolli e distruzioni tra il Reno ed il Samoggia in particolare nel Comuni di Monte San Pietro e Zola Predosa, poi ancora il 22 aprile, il 29 aprile, l’11 maggio per andare a scemare per magnitudo e frequenza fino ad ottobre.
Nel complesso il terremoto non è gravissimo, non vi sono vittime, ma numerosi crolli, danni a palazzi e chiese ed un diffusissimo panico nella popolazione, anche causato dalla lunga durata nel tempo dello sciame sismico e dai disagi dovuti all'abbandono delle abitazioni pericolanti. La zona più danneggiata è quella pedeappenninica compresa nei comuni di Crespellano, Bazzano, Monte San Pietro, Castello di Serravalle, Praduro e Sasso e Monteveglio. Il Regio Decreto nº 759 del 9 maggio 1929 dichiara l'insieme di questi comuni (con circa 46.000 abitanti) "zona terremotata". La città di Bologna, che conta circa 190.000 abitanti, presenta ampie aree con notevoli danni alle abitazioni, rese inabitabili e pericolanti dalle scosse. Il Genio Civile invia 40.000 tende da campo, ed ancora nel settembre del 1929 parte della popolazione è rifugiata in ricoveri temporanei. Fra gli attendamenti più ampi e noti vi è certamente quello della Montagnola, reso celebre anche da alcune cartoline illustrate che i bolognesi, per esorcizzare la paura, spediscono agli amici corredandole con ironici  “Saluti da Villa Sussultoria” 

Anche il territorio di Casalecchio è coinvolto dallo sciame sismico ed in Archivio Comunale è presente uno specifico fascicolo che ci permette di conoscere i luoghi interessati. Le scosse del 19 e 20, che a Ponte Ronca creano danni gravi ed estesi, interessano anche le località di Ceretolo e  Tizzano. Il 20 il Segretario Comunale sollecita al Prefetto la nomina di un nuovo rappresentante legale del Comune dopo la morte, avvenuta il 16 aprile, del Podestà Marchese Beccadelli. Dapprima le funzioni vengono svolte dal Commissario Prefettizio Cav.Luigi Beltrami poi il 23 maggio entra in carica il nuovo Podestà Ing.Cav.Edmondo Mazzanti che reggerà il Comune fino al luglio 1938. A Ceretolo Casa Gnudi, di proprietà Borghi, subisce danni tali da farla dichiarare inagibile, ma più volte dovranno intervenire le Forze dell’ordine per sollecitare i residenti a non soggiornarvi ed il Genio Civile li invita a presentare domanda per perizia dei danni. Tale domanda è successivamente inficiata dalla decisione del Ministero di non voler estendere al Comune di Casalecchio, e nemmeno a sue specifiche frazioni, le disposizioni di legge a favore dei Comuni terremotati, a fronte di sole 12 famiglie coinvolte corrispondenti all’1% della popolazione comunale. Seguono numerose comunicazioni fra proprietari dei fabbricati, Podestà e Prefettura, fino alla consegna ai proprietari del certificato di inabitabilità e la richiesta, datata 22 novembre, di sgombero definitivo per attuare l’ordinanza di demolizione.
Solo il 6 maggio si viene a conoscenza dei danni a Tizzano dove risultano lesioni alla Canonica ed all’arco di accesso al sagrato. Da diversi mesi la Parrocchia risulta mancante del Parroco titolare e per questo la comunicazione viene inviata al Parroco di Nugareto, facente le funzioni di economo, affinché provveda con urgenza ai lavori di ripristino e comunque prima della nomina del nuovo Parroco.

Anche la Chiesa dei SS.Antonio e Andrea di Ceretolo viene danneggiata. In una lettera indirizzata al Podestà è lo stesso Parroco Don Drusiani che manifesta la sua preoccupazione per lo stato della cuspide del campanile che, sovrastando la Canonica e la strada Bazzanese, pone in pericolo i passanti. Le lesioni si aggravano con la scossa dell’11 maggio ed è l’Ing. Comunale Aldo Farolfi a dichiarare lo stato di estrema precarietà del manufatto e l’urgenza dei lavori. Ogni richiesta del Parroco alle Autorità Tutorie ed al Genio Civile di provvedere ai lavori cade nel vuoto, anzi è il Prefetto di Bologna ad intimare al Podestà Mazzanti di provvedere in via d’urgenza ai lavori, tanto più che il Ministero ha già dichiarato di non voler estendere a Casalecchio le disposizioni di legge sul terremoto nel bolognese e quindi la questione è totalmente di interesse comunale. Il 24 giugno il Podestà Mazzanti chiede un preventivo alla Ditta Jula Arturo & Figli, che prontamente risponde, ma la situazione si sblocca solamente quando il buon Don Drusiani dichiara che la metà della spesa verrà sostenuta da una sottoscrizione parrocchiale e così i lavori possono essere eseguiti per la serenità del Podestà, del Parroco…e dei passanti.
Un edificio distrutto dal terremoto è il Castellano, storico palazzotto di Casalecchio sito in cima a via Marescalchi, all’incrocio con via Tizzano, in proprietà privata, più volte menzionato nelle cronache bolognesi ed il cui nome richiama il castello dei Cattani di Tizzano, potentissimi vassalli di Matilde di Canossa. Nel XIII secolo i Cattani rinunciano alle pretese feudali ed il Castellano diventa un monastero di monache benedettine e dai benedettini viene, quindi, acquistato dai Conti Marescalchi quando decidono di costruire in quella zona la loro azienda agricola. Il Castellano è quindi un edificio documentato e dalle eleganti linee architettoniche, ben più “importante”, in termini storici, di Casa Gnudi e che da sempre la memoria cittadina associa il suo crollo al terremoto del 1929, ma di cui nel fascicolo, stranamente, non si accenna. Una probabile spiegazione a questa omissione ci viene da altra documentazione presente in Archivio; una richiesta di permesso di costruzione per un edificio a due piani datata 17 ottobre ed una successiva richiesta di abitabilità del 1930. Evidentemente i Visconti di Modrone, eredi dei Marescalchi dell’azienda vitivinicola, hanno valutato più pratico procedere in autonomia ed a proprie spese alla rimozione delle macerie del Castellano ed alla costruzione. nello stesso luogo, di un edificio simile al precedente, ma dalle linee più semplici e forme tipicamente rurali.

Bibliografia ed approfondimenti

1512-2012 : I 500 anni della Chiesa dei Santi Antonio e Andrea di Ceretolo / di Don Luigi Garagnani ; con la collaborazione di Maria Luisa Pericolini e Lucia Castellini, Bologna : Tipografia Masi [stampa], 2012

L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003

Bologna ieri, oggi, domani : attualità, storia, arte, costume, misteri e personaggi della città più suggestiva d'Italia, A. 1, n. 1 (feb. 1992)-. - Roma : Newton periodici, [1992]

Gente di Casalecchio / Carlo Venturi Bologna : Compositori, c2004

Lunario casalecchiese anno 2002; 1995-. - [S. l. : s. n., 1995]- (Crespellano : Delta grafiche [poi] Savignano sul Panaro : Tipolitografia  

I terremoti a Bologna e nel suo territorio dal XII al XX secolo, Bologna, Enzo Boschi, Emanuela Guidoboni Editrice Compositori, 2003

Il terremoto del 1929 a Ponte Ronca : cronaca del piu grave terremoto del secolo scorso nel bolognese illustrato con nove immagini inedite / [testo e cronaca di Gabriele Mignardi], [S.l. : s.n., 1998                                                             

Internet

https://www.youtube.com/watch?v=qba6nbZryqg
https://www.unionerenolavinosamoggia.bo.it/ucrls16/images/ProtCiv/PianoPC_pdf/Sez_2/SR4.1_RG001_Terremoto.pdf
http://www.bolognatoday.it/cronaca/museo-storia-bologna-terremoti-palazzo-pepoli.html

Vengono eseguiti importanti lavori di fognatura, cilindratura, e catramatura di tutte le strade di Casalecchio.
 

Chiesa dei SS Antonio e Andrea
Ceretolo, la Chiesa dei SS. Antonio ed Andrea ed il campanile negli anni ’20 (Archivio fotogr.Biblioteca C.Pavese)

Il Castellano
Il Castellano (Collezione M.Neri)  

Famiglia Fornasari
La Famiglia Fornasari all'Eremo di Tizzano nel 1929, davanti all’arco di accesso al sagrato lesionato dalle scosse (© Associazione culturale Aren'aria su gentile concessione
di A. Fornasari)
 


30 “pivén” per il Canapificio Melloni.    

Nel 1929, probabilmente per motivi economici, la “Paolo Atti & Figli” vende lo stabilimento di produzione sito a Casalecchio al Sig.Vincenzo Melloni che lo riconverte in canapificio. Vincenzo Melloni proviene da Pieve di Cento, dove la famiglia possiede fin dall’800 un importante canapificio, ed al momento di reperire mano d’opera per lo stabilimento di Casalecchio egli la recluta dal suo paese d’origine in quanto, sebbene a Casalecchio vi siano molti contadini che producono canapa, mancano operai capaci di lavorarla.

Compaiono così una trentina di canapini o “pivén”, soprannome dato loro dai casalecchiesi in riferimento al paese d’origine, che alloggiano in abitazioni ricavate all’ultimo piano dello stabilimento. Negli anni ’30 il canapificio occupa circa 150 persone, vi si lavora la canapa grezza e si producono cordami. I “pivén” si inseriscono molto bene nel tessuto sociale casalecchiese, tanto che ben pochi di loro tornano a Pieve dopo la chiusura dello stabilimento in seguito ai bombardamenti del 1944/45 ed alla crisi del settore della canapa, che faranno desistere i proprietari da ogni proposito di ricostruzione. Negli anni del dopoguerra si decide poi di recuperare l’intero fabbricato ed adibirlo a grande complesso scolastico. Nascono così le scuole Medie “G. Marconi” e “G. Mameli”, poi ad esse subentra il Liceo Scientifico “L. Da Vinci”, fiore all’occhiello del sistema scolastico casalecchiese.

Bibliografia ed approfondimenti

L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003

Gente di Casalecchio / Carlo Venturi Bologna : Compositori, c2004

La politica economica ed i problemi della canapa : studi ed appunti : precedenti, attualità, legislazione, progetti / Vincenzo Melloni, Bologna : [s.n.], 1955 (Bologna : AGAI)

Saluti da Casalecchio di Reno : fatti, luoghi e personaggi del suo passato / Vincenzo Paioli Bologna : Ponte nuovo, stampa 1996 

Canapificio Melloni
Il Canapificio Melloni in una immagine aerea degli anni ’30 (Archivio fotogr. Biblioteca C.Pavese)

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