1943 - ::: COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO (BO):::

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Cronologia di Casalecchio di Reno – anno 1943

15 agosto – Convegno di Casalecchio a Villa Federzoni tra i vertici militari italiani e tedeschi
25 ottobre – Inizio dei lavori per la costruzione del rifugio antibomba sulla via di S.Luca (oggi via dei Bregoli)


15 agosto – Convegno di Casalecchio a Villa Federzoni tra i vertici militari italiani e tedeschi
Nell’estate del 1943, dopo tre anni di guerra, l’Italia è un paese allo stremo e vive uno dei momenti più drammatici della sua storia unitaria. A luglio, lo sbarco in Sicilia e i pesanti bombardamenti su città ed infrastrutture, provocano la caduta del regime fascista, colpevole di aver trascinato il paese nel conflitto. E' sostituito da un nuovo governo, guidato dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, che cerca di mantenersi in precario equilibrio tra la fragile fedeltà all’alleanza con la Germania e l’imbastitura di segrete trattative con gli Alleati per tentare di uscire dal conflitto. Trattative che porteranno all’Armistizio dell’8 settembre che farà entrare il Paese in una nuova, drammatica, fase della guerra, quella dell’occupazione nazifascista e della guerra civile.
In questo quadro storico si inserisce un importante incontro tra i massimi vertici militari italiani e tedeschi che si svolge il 15 agosto 1943 nella villa dell’ex Ministro Luigi Federzoni alla Croce di Casalecchio, edificio posto alla fine dell'attuale via Anna Frank. L’incontro di Casalecchio risulta particolarmente significativo perché è l’ultimo in cui i due Paesi, ancora formalmente alleati, discutono la situazione politico-militare in cui la Penisola è venuta a trovarsi.
Il verbale dell’incontro, ritrovato dallo storico Leonardo Goni,  presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, permette di conoscere in dettaglio ed approfondire i temi affrontati in quella riunione, caratterizzata da un clima teso e da un ambiguo “gioco delle parti” basato sulla reciproca diffidenza.
All’incontro la delegazione tedesca è composta dai massimi vertici militari del Reich e comprende il Feldmaresciallo Rommel, il Gen. Jodl, Capo Ufficio Operazioni della Wermacht e l’addetto militare tedesco in Italia Gen. Von Rintelen. L’Italia è rappresentata dal Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Gen, Roatta, dal Gen, Rossi, Sottocapo di Stato Maggiore, dal Gen. Zanussi dello Stato Maggiore dell’Esercito e dal Gen. Di Raimondo responsabile Comunicazioni e Trasporti del Comando Supremo. La riunione verte sostanzialmente su tre argomenti. I Comandi italiani dichiarano di voler spostare proprie truppe da altri fronti (Francia meridionale e Balcani) per rafforzare le difese nella penisola in vista di ulteriori sbarchi angloamericani. I tedeschi acconsentono, ma chiedono garanzie affinché tali truppe siano effettivamente destinate al fronte del Sud e non dislocate altrove. Questa precisazione sottolinea la diffidenza tedesca sulle reali intenzioni italiane in quanto, e lo dichiarano esplicitamente, si rilevano ammassamenti di soldati italiani lungo la linea ferroviaria e la statale del Brennero, via d’accesso principale dei rifornimenti tedeschi in Italia. Jodl fa notare come i soldati tedeschi che scendono verso sud per difendere l'Italia meridionale incrociano quelli italiani che risalgono e questo, ovviamente, è fonte di animosità fra le truppe dei due alleati. Roatta, a conoscenza delle trattative italiane di armistizio, cerca di giustificarsi dichiarando che le truppe italiane al Brennero sono dislocate unicamente con compiti di difesa antiaerea e anticommandos e lamenta il fatto che le truppe tedesche entrate in Italia dopo il 25 luglio (caduta del Fascismo) si comportano come se entrassero in un territorio nemico e non alleato, inneggiando a Mussolini ed affermando di voler rovesciare il nuovo Governo Badoglio, per ripristinare il fascismo. Jodl rincara l’accusa dicendo che la presenza tedesca è necessaria nel caso il cambio di regime porti ad un cambio di alleanze, dimostrando così di aver già compreso ciò che avverrà da lì a poco, anche se non è a conoscenza nel dettaglio delle trattative armistiziali. Roatta si dimostra indignato per la sfiducia germanica, ma col suo comportamento ambiguo e tentennante, in certi momenti quasi imbarazzante, non fa che acuire i sospetti tedeschi. Il terzo punto riguarda il Comando delle truppe italo-tedesche in Italia. Jodl propone come comandante supremo e unico il Feldmaresciallo Rommel, (che durante tutta la riunione ha un atteggiamento silenzioso e defilato) ma Roatta è contrario a questa proposta, sollevando obiezioni formali e gerarchiche, ben sapendo che avere Rommel come comandante anche delle forze italiane avrebbe ostacolato i piani per l'armistizio. La questione viene rinviata ad un successivo incontro che, però, non avverrà mai. La riunione si chiude con le delegazioni che lasciano villa Federzoni. Solo a quel punto gli italiani si accorgono che all’esterno dell’edificio è presente, oltre alla normale guardia d'onore, un’intera compagnia di SS, in assetto da combattimento, che ha circondato la villa, a dimostrazione del clima di totale diffidenza in cui si sono organizzati e svolti i colloqui, La sfiducia e la diffidenza tedesca troveranno conferma da lì a poche settimane, il 3 settembre 1943 a Cassibile, il Governo Badoglio firmerà l’Armistizio con gli Alleati dando inizio ad una nuova fase del conflitto. 
RaiStoria, nell’ambito del programma di approfondimento Storie Contemporanee, ha trasmesso nel dicembre 2020 una videointervista a Leonardo Goni, dottore di ricerca in Storia contemporanea all'Università di Bologna, realizzata presso la stessa Villa oggi diventata un condominio residenziale, in cui lo storico illustra in modo puntuale e circostanziato l’incontro avvenuto oltre settantasette anni fa, prodromo di uno dei momenti più tragici della storia d'Italia.

Bibliografia ed approfondimenti
25 luglio 1943 cade il fascismo la dittatura è vinta! : Bologna gennaio 1989 , Bologna : Comitato provinciale della resistenza e della lotta di liberazione, 1989
L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003
Gente di Casalecchio / Carlo Venturi Bologna : Compositori, c2004
Le guerre italiane 1935-1943 : dall'impero d'Etiopia alla disfatta / Giorgio Rochat, Torino : G. Einaudi, [2005]
I giorni di Bologna Kaputt / a cura di Luca Goldoni, Aldo Ferrari, Gianni Leoni
[S.l.] : Edizioni giornalisti associati, 1980
Una nazione allo sbando : l'armistizio italiano del settembre 1943 / Elena Aga Rossi, Bologna : Il mulino, [1993]
Quel lontano aprile : Casalecchio di Reno 1943-1945 / Alberto Cavalieri, [Italia] : [S.n.], stampa 2010
La svastica a Bologna : settembre 1943-aprile 1945 / Luciano Bergonzini, Bologna : Il mulino, \1998
La tragedia necessaria : da Caporetto all'Otto settembre / Mario Isnenghi, Bologna : Il mulino, 2013
Internet
https://italianiinguerra.wordpress.com


Villa Cà del Bosco, dal 1936 proprietà Federzoni, e i protagonisti dell’incontro, il Gen.Alfred Jodl (in alto a sx), il Feldmaresciallo Erwin Rommel (in basso a sx) ed il Gen. Mario Roatta (a dx)   


25 ottobre – Inizio dei lavori per la costruzione del rifugio antibomba sulla via di S.Luca (oggi via dei Bregoli)
Nel 1943 l’andamento del conflitto è ben diverso da quanto previsto al momento dell’ingresso in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940. Da luglio, con lo sbarco in Sicilia e la risalita dell’esercito alleato, gli italiani conoscono la guerra “in casa” nelle modalità adottate dagli angloamericani  per scoraggiare la resistenza interna e distruggere ogni infrastruttura che possa sostenerla: bombardamenti a tappeto su città, strade, ferrovie, aree industriali, caserme, aeroporti, luoghi comunque nevralgici per le comunicazioni. Gli attacchi aerei dimostrano la totale impreparazione al conflitto nei contesti urbani e producono una forte accelerazione nella costruzione di rifugi  anticrollo e, dove possibile, antibomba. Bologna rappresenta il più importante nodo ferroviario italiano. A Santa Viola la stazione di trasformazione e smistamento dell’energia elettrica rifornisce le linee ferroviarie che convergono sulla città e la sua distruzione arrecherebbe notevoli difficoltà e, insieme ad attacchi mirati in altri nodi di queste infrastrutture, potrebbe addirittura interrompere il traffico ferroviario tra il sud ed il nord dell’Italia. I bombardamenti su Bologna iniziano nel luglio 1943 e proseguiranno ininterrottamente fino all’aprile del 1945.  
L’intensificarsi dei bombardamenti fa pensare al peggio anche nelle zone periferiche e nei comuni limitrofi che si attivano per la costruzione di rifugi urbani o sfruttando le favorevoli conformazioni del territorio. Casalecchio si trova a ridosso della collina ed ovviamente verso questa zona si orienta l’ing. Raul Lo Re, Ingegnere Capo del Comune di Casalecchio,  per la costruzione di un vero e proprio rifugio antibomba che possa dare protezione ad un gran numero di persone. La costruzione del rifugio sotto la collina che costeggia la via di San Luca, oggi via dei Bregoli, a poche decine di  metri dalla Chiesa di San Martino  appare la soluzione ideale. In Archivio Comunale la prima comunicazione inerente il rifugio è datata 4 gennaio 1943. Si tratta di una lettera indirizzata dal Podestà di Casalecchio all’Ufficio Protezione Antiaerea della Prefettura in cui si descrive la zona dove si intende realizzare il rifugio. A questa seguiranno molte altre comunicazioni che coinvolgono Prefettura, Ministero dell’Interno, Genio Civile del Ministero dei Lavori Pubblici e la Società Bolognese di Elettricità. Dapprima il Ministero contesta l’eccessiva distanza del rifugio dal centro abitato, poi problemi di capitolato, modalità di allacciamento elettrico, approvazione dell’appalto da parte del Genio Civile, stipulazione del contratto di appalto tra il Comune di Casalecchio ed il Consorzio Bolognese Cooperative Costruzioni e Trasporti comportano eccessivi rallentamenti…i mesi trascorrono e le notizie dell’intensificarsi dei  bombardamenti mano a mano che gli alleati risalgono la penisola allarmano l’Amministrazione e la popolazione. In luglio iniziano i bombardamenti su Bologna e la vicinanza col nostro Comune comporta la necessità di avviare la costruzione del rifugio con urgenza, ma la mancata autorizzazione alla custodia di esplosivo in cantiere non permette ancora di iniziare i lavori. Solamente il 25 ottobre i lavori di costruzione del rifugio hanno inizio e si concludono il 29 gennaio 1944.
Il rifugio è scavato completamente in galleria, considerato tra i più sicuri e capace di resistere anche a colpi in pieno. Per realizzare la galleria si rende necessario scavare l’ammasso roccioso con martello pneumatico ed esplosivo. La galleria ha uno sviluppo di circa 70 metri ed è formata da due tratti longitudinali collegati da un ramo trasversale avente la medesima sezione. Un ampliamento del ramo trasversale con altri due tratti longitudinali ancor più verso l’interno dell’ammasso roccioso viene solo parzialmente realizzato. Ingresso ed uscita sono poste sulla via di San Luca, via dei Bregoli, ad altezze differenti, così da poter sfruttare la ventilazione naturale per il ricambio d’aria.
Appena oltre l’ingresso, dietro il muro antischeggia ancora oggi visibile dall’esterno, vi sono le due latrine. Per proteggere i rifugiati da possibili distacchi di roccia la volta del rifugio è rivestita per alcuni tratti con un anello in muratura di mattoni. Il rifugio è anche dotato di un impianto di illuminazione autonomo funzionante tramite un generatore.
La capienza di progetto è di 500 persone ed il rifugio è parzialmente utilizzato dai casalecchiesi già durante le fasi di costruzione. All’ingresso del rifugio vengono poste delle “assi amovibili” per limitarne l’accesso ai momenti di necessità, ma successivamente al 16 giugno 1944, giorno del primo bombardamento su Casalecchio, viene anche utilizzato dalle famiglie rimaste senza tetto come riparo e “casa” provvisoria. Custode del rifugio è Ugo Marzocchi, fratello di Don Carlo Marzocchi parroco di San Martino, il quale, abitando in Parrocchia, può agevolmente raggiungere ed aprire il rifugio ogniqualvolta la sirena dell’allarme aereo avverte dell’imminente incursione. Per 14 mesi il rifugio da riparo ai casalecchiesi della zona, ma anche ai molti cittadini abitanti in via Canale, alla Spziari, alla Cirenaica…che raggiunto di corsa il rifugio affidano alla Madonna di San Luca le loro vite, nella speranza di ritrovare la loro casa integra alla conclusione del bombardamento.   
Il rifugio viene intitolato ad Ettore Muti in quanto, dopo la sua uccisione nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 1943 in circostanze oscure e mai totalmente chiarite, viene considerato dai nazifascisti “martire dei traditori badogliani”. Anche altre zone di Casalecchio vengono dotate di rifugi per dare riparo ai cittadini residenti lontano dal rifugio Ettore Muti: il Reginaldo Giuliani  in Piazza Umberto I, oggi Piazza della Repubblica, l’Eugenio Facchini in via Marconi, il Generale Tellera alla Croce, il Rondinini nella zona Tripoli, il Pacchiano in via Garibaldi, il Galuppi al Calzavecchio ed altri più piccoli, ma nessuno di questi raggiunge le dimensioni e la sicurezza del grande rifugio sul sentiero dei Bregoli.    
Negli ultimi mesi del conflitto ed in quelli immediatamente successivi diversi casalecchiesi rimasti senza casa utilizzano ancora il rifugio come “abitazione provvisoria” e tale è la necessità di un riparo che Don Carlo Marzocchi autorizza l’allestimento, lungo il primo tratto del sentiero dei Bregoli, di alcune piccole baracche in legno, che si aggiungono a quelle già presenti nel prato sottostante il rifugio. Queste baracche, semplici e modeste, sono comunque  funzionali alle precarie condizioni di vita che gli incessanti bombardamenti hanno causato. 
Nell’ambito di un progetto di recupero dei “luoghi della memoria” del periodo più tragico vissuto dai casalecchiesi durante la seconda guerra mondiale, dopo diversi anni di semiabbandono ed alcune isolate iniziative nei primi anni del XXI secolo, è ormai prossima la messa in sicurezza del rifugio Muti per renderlo nuovamente visitabile in un’ottica di valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e di memoria civile che rappresenta.

Bibliografia ed approfondimenti
L'archivio storico comunale di Casalecchio di Reno : 1798-1965 : inventario / di Alessandra Di Giovanni e Claudia Vasi , Bologna : Provincia di Bologna, Settore cultura, Ufficio istituti culturali, 2003
Bologna, citta aperta : settembre 1943 - aprile 1945 / Mario Agnoli - Bologna : Tamari, 1975
Bologna in guerra : la città, i monumenti, i rifugi antiaerei / a cura di Luca Ciancabilla Argelato : Minerva, [2010]
Bologna sotto le bombe / a cura di Luca Alessandrini, [Bologna : s.n.], 2010, Conferenza tenutasi a Bologna : Centro civico Lame, 15 aprile 2010
Delenda Bononia: immagini dei bombardamenti 1943-1945 / a cura di Cristina Bersani e Valeria Roncuzzi Roversi Monaco ; scritti di Alfredo Barbacci ... \et al.! ; presentazioni di Walter Vitali, Francesco Berti Arnoaldi Veli, Paolo Messina, Bologna : Pàtron, \1995!
Obiettivo Bologna : Open the doors: bombs away : dagli archivi segreti angloamericani i bombardamenti della 2. guerra mondiale / Gastone Mazzanti, Bologna : Costa, 2001
Memorie sotterranee : i rifugi antiaerei a Bologna tra ricerca, tutela e valorizzazione / a cura di Vito Paticchia, Massimo Brunelli ; grafica Enzo Colombo, Bologna : IBC, [2013]
Quel lontano aprile : Casalecchio di Reno 1943-1945 / Alberto Cavalieri, [Italia] : [S.n.], stampa2010
Internet
https://www.sentierodeibregoli.it/home/storia/rifugio-antibomba
https://rifugiantiaereibologna.wordpress.com/
https://online.ibc.regione.emilia-romagna.it


Sezione di progetto del rifugio Ettore Muti (A.S.C. Casalecchio di Reno)


Planimetria di progetto del rifugio Ettore Muti con indicazione dell’ampliamento poi non realizzato (A.S.C. Casalecchio di Reno)

Galleria centrale del rifugio Ettore Muti
Galleria centrale del rifugio Ettore Muti (da Quel lontano aprile : Casalecchio di Reno 1943-1945, op.cit. in bibliografia)

Ingresso del rifugio Ettore Muti
Ingresso del rifugio Ettore Muti (Archivio fotogr. Bibl. C.Pavese) 

 

 

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